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Nell'autunno 2002 vengono sbriciolate le fondamenta del concetto di sviluppo sostenibile costruite negli ultimi trent'anni. Sotto il manto dell'iperrealismo come unica via per fronteggiare l'inevitabile globalizzazione e della critica alle illusioni del vertice di Rio (1992), bollato come visionario, a Johannesburg arretra l'intero quadro delle strategie globali per uno sviluppo equo e viene bandita l'idea di definire i doveri universali per garantire i diritti universali. Partendo dalla lettura critica dei risultati del vertice e dei conflitti sull'uso delle risorse, gli autori analizzano il lungo e accidentato percorso della diplomazia ecologica.